Emil Zatopek by Rick Broadbent

Emil Zatopek by Rick Broadbent

autore:Rick Broadbent
La lingua: ita
Format: epub, mobi
editore: 66THAND2ND
pubblicato: 2018-05-27T16:00:00+00:00


13. Presa di posizione

Nel 1952 il mondo stava cambiando e Emil Zátopek ne era perfettamente consapevole. Era così in sintonia con il mutamento di potere nello sport che cadde in depressione. Sapere che i russi avrebbero preso parte ai Giochi olimpici per la prima volta da decenni non era d’aiuto per il suo umore.

Così si era concesso un po’ di tempo libero tra le montagne. Stavolta si era guardato bene dal prendere in mano gli sci, ma si era allenato nella neve alta, con gran divertimento di chi lo vedeva. Aveva incontrato i componenti della «squadra scelta» per discutere delle sue ambizioni e dei suoi piani. Zátopek aveva detto che, se fosse stato al top della forma, alle Olimpiadi di Helsinki pensava di poter regalare due medaglie d’oro al proprio paese.

La prospettiva era allettante per gli alti papaveri, ma i problemi dovevano ancora cominciare. Una delle bizzarrie di Emil consisteva nell’ignorare il massaggiatore al quartier generale dell’esercito. In base ai suoi ragionamenti, i suoi muscoli funzionavano benissimo anche senza l’aiuto di altri. Il massaggiatore, però, era un tipo insistente. «Vieni da me» diceva a Emil. «Vedrai che ti farà bene. E servirà anche a me: dire che faccio i massaggi a Zátopek farà una grande impressione sulla gente».

Dopo un po’ Emil capitolò. Si recò nella stanzetta gelida del massaggiatore appena prima dei campionati cechi di corsa campestre. Per un’ora e mezza venne ricoperto di sapone e acqua ghiacciata. Dopodiché scoprì che gli altri atleti avevano esaurito l’acqua calda e fu costretto a sciacquarsi con quella gelida. Il giorno dopo si svegliò con la febbre e il mal di gola. Il dottore gli disse di starsene a letto una settimana, ma Emil aveva promesso di correre a Prešov e gli rispose che là c’erano già i manifesti che strombazzavano il suo nome. Non poteva rimanere a letto e perdersi quell’evento. Il dottore impiegò un po’ a farsi convincere, ma poi sposò la tesi di Zátopek. «Correrò, in un modo o nell’altro» disse Emil, pur soffrendo come un cane. I rivali gli restarono affiancati per tutti i dieci chilometri: vinse, ma di misura, e un esame effettuato dopo la corsa rivelò che il male gli era arrivato al cuore. Di nuovo confinato a letto, sfidò i medici e si alzò per fare un po’ di ginnastica di base. Indossò due tute per costringersi a sudare. Corse, sempre più, sempre vestito pesante, convinto che a furia di sudare avrebbe scacciato la malattia.

Quando si recò a Kiev per un meeting Urss-Cecoslovacchia soffriva ancora di mal di testa debilitanti, e le Olimpiadi erano a soli due mesi di distanza. Tra la costernazione dei capi, venne sconfitto sui 5000 sia da Vladimir Kazantsev sia da Nikifor Popov. Zátopek non perdeva una gara su quella distanza da quando era stato beffato da Reiff a Praga, nel settembre del 1948. Aveva cominciato a mostrare qualche intempestivo segno di mortalità, e proprio alla vigilia dei Giochi. Il tempo di Kazantsev, 14’13”2, era il record dell’Unione Sovietica. I 10.000 gli



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